Johannes Ramharter

IL FORTE DI PIETOLE NEL CONTESTO FRANCESE (E AUSTRIACO) E DEL SISTEMA DIFENSIVO DEL SERRAGLIO MANTOVANO DALL’INIZIO DEL XIX SECOLO AI NOSTRI GIORNI (PARTE II)

testo di carattere storico-scientifico

3. La storia del forte di Pietole

Dagli esempi qui forniti si può apprezzare come un attacco da sud promettesse le migliori possibilità di successo per l’assedio di Mantova. Ancor prima della costruzione della fortezza, di particolare rilievo era il tratto di terreno alla confluenza della valle del Paiolo con il Mincio. Sulla collinetta che prese il nome del sommo poeta mantovano, il “Mons Vergilius”, era già stata allestita una batteria di cannoni quando gli imperiali attaccarono il 19 maggio 1702; e così fu anche nel 1797 con i francesi.

‍In sua difesa, il generale francese Francoise-Philippe Foissac-Latour, che dovette cedere la fortezza alle truppe imperiali il 30 luglio 1799, sottolineò l’importanza dell’area a sud della città. «En sort qu’il faudra que sa défence soit surtout extérieure, en embrassent pendant un tems le Serraglio, en fortificante et occupant les avancés de Cérése et de Pradella par de bon ouvrages qui couronneraient le rideau en quart de cercle qui domine le bassin du Paiolo, depuis Pietali jusque vers les Anges». (16)

Il generale francese Pelet (1777 – 1858) sottolineava che anche Napoleone aveva riconosciuto l’importanza di Mantova, e aveva proposto di sbarrare definitivamente il Mincio a sud della città, come era avvenuto secoli prima a nord. Questo avrebbe consentito non solo di bloccare definitivamente l’accesso alla città, ma anche di migliorare la navigabilità del Mincio.

‍Naturalmente, i sistemi di regolazione dell’acqua dovevano essere protetti anche militarmente: «Avec un seul digue au travers du Mincio, entre Pietole, berceau de Virgil, et Casa Zanetti, l’ennemi ayant pris une de deux têtes aurait détruit toute le système d’inondation. Deux digues fut construites: l’une en face de Pietole, au travers du Paiolo, forma le nouveau lac de ce nome. […] La première, la plus importante, fut couverte par la belle couronne de Paiolo. […] Il devenait la chiave della difesa di Mantoue, et exigeait pour l’assiéger autant de temps qu’il en eût fallu, avant 1805, pour se rendre maître de la place». (17)

‍La fortificazione di Pietole aveva quindi una duplice funzione: da un lato metteva in sicurezza l’accesso alla città da un attacco proveniente dalla direzione di Borgoforte o di Governolo, dall’altro con questa fortificazione e la relativa chiusa era possibile regolare il livello dell’acqua nella valle del Paiolo. (18)

L’architetto della fortezza, il veneziano Francesco Tensini (1581-1630) che la Repubblica aveva inviato a Mantova nel 1629 per sostenere il duca, era già consapevole di questa rilevanza quando fece costruire una diga tra il Migliaretto e Pietole per innalzare il livello dell’acqua nella valle. (19)

‍Napoleone prende parte in prima persona allo sviluppo della fortezza di Pietole, come si evince dalle sue lettere al viceré Eugenio: «J’entends que tout ce qui sera dépensé pour Mantoue le soit à Pietole. Tant que cette position sera en mauvais état, la fortification de Mantoue sera manqueé».(20) L’intenzione di costruire una fortezza a Pietole si trova per la prima volta in una lettera al generale Berthier del 10 marzo 1802, in cui Napoleone sostiene che «Mantoue est faible, principalement par Pradella. Il faudrait remettre en très-bon état les ouvrages de Pradella, et restaurer le front de la place de ce côté-là. Après de Pradella le côté de Cerese est le plus faible, et le général Chasseloup a ingénieusement projeté deux forts, l’un a Pietole, l’autre de l’autre côté de la digue, pour barrer le Mincio». (21)

‍Il generale François de Chasseloup-Laubat (1754-1833), incaricato dei lavori, era già stato coinvolto come comandante del Genio nell’assedio di Mantova nel 1796 e nel 1809 servì come comandante della fortezza di Mantova. L’idea di base del generale era quella di regolare le risorse idriche costruendo una diga e una fortezza collegata a una chiusa. Questo non solo per ragioni militari, ma anche per migliorare la salute della città compensando i periodi di siccità, durante i quali i dintorni di Mantova diventavano paludosi e pertanto imperversavano le malattie. (22) Il corso del Paiolo, precedentemente chiuso da una diga nei pressi di Cerese, fu prolungato a Pietole. Un primo, più ampio progetto delle fortificazioni che Chasseloup presentò nel 1802 fu, tuttavia, notevolmente semplificato per ragioni di costo. A questo proposito afferma Rondelli: «è evidente anche all’occhio meno esperto come questo primo progetto risulti, per l’articolazione e per l’estrema complessità, quasi più un esempio da manuale, che non un’opera da realizzare, una sorta di esercizio di stile che al momento della computazione delle risorse necessarie per la sua realizzazione si rivelò assolutamente esagerato». (23)

‍Lodi ha sintetizzato il principio su cui si basavano i piani di Chasseloup: «La diga di Pietole porta una chiavica automatica alla gola dell’opera, la quale si chiude alle escrescenze del tronco inferiore del Mincio, e non permette che le acque per rigurgito entrino nel Paiolo, e si apre quando le acque del tronco predetto sono basse, e così le acque piovane della valle di Paiolo possono liberamente scolare. Chiusa questa chiavica di Pietole, ed aperte le chiaviche della diga di Pradella, la valle di Paiolo resta sommersa». (24) Tuttavia, i lavori sulla diga e sulla chiusa si sono rivelati straordinariamente laboriosi, come mostra un rendiconto che costituisce la base dell’ampia descrizione a cura degli ingegneri francesi Nicolas Perriola e Francois-Dominique Mescur de Lasplanes, incaricati di eseguire i lavori. (25)

Il ponte della chiusa del forte di Pietole, 1980 foto di Christoph Hackelsberger

I lavori alla fortezza durarono per tutto il periodo napoleonico e non erano ancora completati quando tornarono gli austriaci, nel 1814. Un piano pubblicato da Rondelli, per il quale si trovano schizzi negli Archivi di Guerra di Vienna, mostra che i nuovi padroni erano particolarmente interessati alla struttura e al possibile completamento e miglioramento del forte. Parallelamente sono stati considerati anche l’ampliamento del Bastione IV, diretto contro il Mincio, e la realizzazione di un’opera esterna davanti al Rivellino V. (26) È probabile che questi progetti siano stati realizzati da Franz von Scholl (1772-1838), uno specialista austriaco nella costruzione di fortezze, le cui fortificazioni si sono in gran parte conservate. Lo studio relativo alla sua produzione è di grande interesse in quanto Scholl, nel suo lavoro, (27) utilizzava il cosiddetto “nuovo stile di fortificazione tedesco” che si discostava completamente dal principio bastionario della fortezza di Pietole e cercava di evitare un profilo ad angolo della fortezza. (28)

Schizzo del forte di Pietole dopo il 1814, Vienna, OeStA, Kriegsarchiv, KPS LB K V, 651-1

Le misure di austerità che dovettero essere adottate dall’amministrazione asburgica dopo le guerre napoleoniche inizialmente impedirono un’ulteriore espansione. Fu solo dopo le crescenti ambizioni degli italiani e i moti nello Stato Pontificio del 1831, che i lavori iniziati dai francesi andarono a compimento. Era il 1834. Essenzialmente i piani erano nelle mani del generale maggiore Heinrich Hentzi (1785-1849), un ufficiale di famiglia svizzera che sarebbe caduto nell’anno della rivoluzione mentre difendeva la fortezza di Ofen, ovvero Buda, in Ungheria. Una valutazione delle fortificazioni di Mantova risalente al 1839 si trova negli Archivi di Guerra di Vienna. Anche il forte di Pietole, noto come “luogo chiave”, svolgeva un ruolo importante nella loro espansione. (29)

In questa prospettiva, quando le truppe di occupazione dovevano essere schierate, la maggior parte dei soldati sarebbe stata destinata a Pietole, quindi idealmente avrebbero dovuto essere di stanza nel forte 1.000 uomini, 56 cannoni, 24 obici e 22 mortai. Ciò significa che qui sarebbe stato impiegato quasi un terzo dell’intera artiglieria della fortezza di Mantova. Gli austriaci si concentrarono sull’adattamento del sistema alle moderne condizioni della potenza di fuoco dell’artiglieria. A tal fine, le postazioni di tiro furono sempre più attrezzate di sotterranei, i bastioni rivestiti in mattoni furono rinforzati con un terrapieno, furono murate le gallerie della miniera rivestite di legno e furono costruiti depositi di munizioni a prova di proiettile.

‍Il 14 luglio 1848, avvenne l’unico combattimento in cui fu coinvolta la fortezza di Pietole, quando le truppe piemontesi si avvicinarono alle postazioni austriache. Tre studenti toscani, volontari nell’esercito piemontese, furono uccisi nella battaglia e nove degli aggressori rimasero feriti. Il giorno successivo furono fatti saltare in aria vari edifici nel borgo di Pietole, per impedire un ulteriore avvicinamento al forte. (30)

Veduta aerea della fortezza di Pietole dopo l’esplosione nella polveriera, 1917, Rovereto, Museo della Guerra

Con la fine della dominazione austriaca a Mantova e nel Veneto, il forte di Pietole perse la sua funzione militare insieme alla fortezza di Mantova. L’aumento dell’efficacia delle armi ottenuto dall’introduzione delle canne rigate, che furono utilizzate per la prima volta nella guerra del 1859, e l’uso congiunto di proiettili ogivali resero inutilizzabili fortezze come il forte di Pietole. La rapida distruzione della testa di ponte di Borgoforte da parte dell’artiglieria italiana durante i bombardamenti del luglio 1866 lo rese evidente. La nuova cintura di fortificazioni, che dovette essere eretta in fretta dopo la perdita di Mantova e del Veneto lungo il nuovo confine tra la monarchia asburgica e l’Italia, e che venne collaudata nella prima guerra mondiale, era già stata progettata secondo criteri completamente diversi. (31) Dopo essere stato preso in consegna dall’Esercito Italiano, il forte di Pietole venne utilizzato per immagazzinare esplosivi. Il 28 aprile 1917, alle 22.30, si verificò una grande esplosione che provocò gravi danni alle fortificazioni storiche. La solida costruzione della polveriera centrale pensata dall’amministrazione militare austriaca impedì una catastrofe causata dall’esplosione di 28 tonnellate di polvere nera. In precedenza, una imponente inondazione, nel 1872, aveva acceso un dibattito intorno al possibile prosciugamento della Valle del Paiolo, che fu poi effettivamente realizzato nel 1920. (33)

Lavori bonifica nella valle del Paiolo, Mantova, Galleria fotografica Baratta, CSO_4733

Dal febbraio 1944 Mantova fu bombardata dall’aeronautica militare americana, che provocò ulteriori danni alla fortezza di Pietole. Rondelli data questo attacco post 24 febbraio 1945 sulla base di una foto della ricognizione aerea statunitense, purtroppo non meglio citata. (34) Il 26 aprile dello stesso anno le truppe americane raggiunsero Mantova.

Martin B-26 durante il bombardamento del ponte ferroviario di Mantova, a sinistra il forte di Pietole, Washington National Archive, Identifier: 193780766

4. La tipologia del forte di Pietole

La cinta muraria medievale, rinforzata da torri, fu messa in sicurezza dai cosiddetti “bastioni” a partire dalla fine del XV secolo a causa del maggiore utilizzo delle armi da fuoco. Si tratta di parti aggettanti rispetto all’allineamento delle mura della fortificazione, solitamente impostata su una pianta pentagonale, con i lati lunghi rivolti verso il nemico, e i muri laterali corti per proteggere la trincea con le armi da fuoco. In questo modo, si riescono ad evitare punti ciechi davanti al muro della fortezza. Di questo tipo di fortificazione conosciuta come la “fortificazione alla moderna”, è un buon esempio Sabbioneta, risalente alla metà del XVI secolo.

Col passare del tempo questo cosiddetto sistema “bastionario” è stato perfezionato aggiungendo ulteriori ostacoli all’avvicinamento delle truppe nemiche. Antoine de Ville (1596-1656), che soggiornò a Mantova nel 1633 per la manutenzione dei forti, creò le basi essenziali per la principale scuola francese di fortificazioni. (35) I disegni di Sébastien Marquis de Vauban (1633-1707), i cui progetti cercavano di offrire al nemico la minore superficie di attacco possibile, furono considerati esemplari. (36) Il punto debole della “maniera italiana” era precisamente la cortina muraria, il muro tra i bastioni su cui, a partire dalla fine del XVI secolo, furono costruite strutture triangolari, i cosiddetti “rivellini”. Oltre a questo concetto di base, davanti al fossato che circondava la fortezza potevano essere posizionate ulteriori costruzioni, che prendevano il nome dalla loro forma: “Demi-Lune”, “Hornwerk” o “Kronwerk”. Poiché la cortina muraria tra i bastioni fu contemporaneamente accorciata, alle fortificazioni fu assegnata una pianta a forma di stella.

Tale idea strutturale si basava principalmente su considerazioni geometriche astratte, che furono adattate al terreno solo in una seconda fase. Le idee di Vauban furono ulteriormente perfezionate dal suo successore Louis de Cormontaigne (1696-1752). L’École royale du génie de Mézière del 1748, di cui fu allievo anche Chasseloup, il costruttore del forte di Pietole, perfezionò questo sistema separando le singole opere dal muro principale e creando ulteriori settori di combattimento autonomi. Nel processo furono inclusi nelle fortificazioni specchi d’acqua e ponti-diga come quelli di Pietole, esempi dei quali sono i Ponts-écluses costruiti a Thionville da Cormantaigne tra il 1748 e il 1752.

‍I francesi rimasero fedeli a questo sistema fino al XIX secolo, sebbene con la “Nuova scuola tedesca” già a inizio Ottocento fosse stato sviluppato un metodo di fortificazione che corrispondeva meglio alle tattiche e alle armi moderne, rompendo con il “sistema bastionario”. Un esempio di questa forma di fortificazione nei pressi di Pietole è il forte Magnaguti di Borgoforte, costruito nel 1859 a protezione del passaggio sul Po.

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A prescindere dagli assedi di Mantova, le fortezze nelle guerre napoleoniche ebbero in generale un’importanza trascurabile. Di regola, potevano essere facilmente aggirate, cosicché dopo il Congresso di Vienna la costruzione delle fortificazioni dovette essere ripensata. A questo scopo l’arciduca Johann, in qualità di comandante della truppa del genio, presentò un memorandum dal titolo Saggio sulla fortificazione nello Stato austriaco. L’importanza di Mantova venne premiata in modo speciale, in quanto la città venne classificata come fortezza di Classe 1. (37)

‍In generale, le fortezze dovrebbero avere una funzione di barriera solo nei luoghi in cui non possono essere aggirate. Il nuovo compito, invece, consisteva nell’agevolare le operazioni dell’esercito mettendo in sicurezza l’area e fornendo le risorse necessarie. A tal fine, tuttavia, un nucleo di fortezze impenetrabili dal nemico in caso di attacco, avrebbe dovuto essere circondato da un anello di forti con la funzione di avamposti.

‍Il forte di Pietole aveva quindi una funzione multipla: la chiusa collegata alla fortezza doveva consentire di trasformare Mantova in un’isola in caso di attacco tramite l’allagamento della valle del Paiolo, ma anche di evitare inondazioni della valle del Mincio, migliorando dunque le condizioni igienico-sanitarie. Da un lato, la diga rappresentava un significativo miglioramento della difesa della città dal lato del Serraglio, però allo stesso tempo apriva un varco verso il centro urbano, che doveva essere reso più sicuro con una fortezza. (38)

Alla fine della diga, fuori dal centro abitato, si trova la disadorna porta d’ingresso alla fortezza, a cui si accede tramite un ponte sul fossato. Nel 1838 il muro fu rinforzato sul lato Kehl della fortezza e fu costruita una casamatta a sinistra dell’ingresso, che fu trasformata in un corpo di guardia dopo la cessione della struttura militare. La grande piazza d’armi al centro del complesso doveva essere occupata da un ridotto, secondo i piani originali di Chasseloup. Ciò non si concretizzò; tuttavia, negli anni ’60 dell’Ottocento fu costruita nel cuore dell’area una polveriera a prova di proiettile che si dimostrò di fattura assai valida nel 1917, quando il magazzino delle polveri esplose. Nel XX secolo furono costruiti dai militari italiani diversi edifici necessari per lo smaltimento del materiale immagazzinato. L’intero complesso era disposto simmetricamente secondo principi geometrici, per quanto il terreno lo consentisse, in modo che tre bastioni (con i numeri I, II e III) fossero diretti contro il nemico; tra uno e l’altro era presente un muro di cortina con un accesso centrale.

Pianta del forte di Pietole, 1866, Vienna, OeStA. Archivio di guerra, raccolta di mappe all’estero II, α. 2, Mantova n. 5

Nei bastioni, i cannoni erano posti in caverne, ciascuna con tre aperture sul lato del nemico. Quella mediana, il cui stipite è in muratura, era destinata al cannone, le due semplici aperture laterali, invece, erano per l’osservazione della zona antistante la fortezza. Sul soffitto della caverna, inoltre, appaiono degli anelli per rendere più facile il brandeggio del cannone, oltre a cappe necessarie per smaltire il fumo della polvere da sparo combusta. Il bastione medio II fu innalzato nel 1838 per un’altra postazione di artiglieria, nota come cavaliere, per poter ricoprire meglio l’avamposto della fortezza.

Portale d’ingresso sud del forte e cortina I/II, Photo 1980, Christoph Hackelsberger

Il Bastione IV, che si trova a sinistra dell’ingresso sulla sponda del Mincio, e ha lo scopo di proteggere il fianco della fortezza, non era rivolto al nemico. In ciò differisce dal tipo di costruzione delle casematte edificate successivamente dagli austriaci, perché qui, al di sopra delle bocche dei cannoni, vengono lasciate delle aperture semicircolari per l’illuminazione e la ventilazione. Queste aperture furono necessarie per la forma rettangolare del bastione, mentre le casematte successive degli altri bastioni, costruite dagli austriaci, furono tenute aperte alla piazza d’armi.

‍Nelle due cortine murarie si trovavano due porte che, attraverso i ponti, conducevano ai due rivellini posti più in avanti. Secondo il piano di Chasseloup, queste porte dovevano essere riccamente decorate disponendo delle colonne nello stile della cosiddetta “architettura rivoluzionaria” classicista, ma in realtà venne utilizzato un rivestimento più semplice in pietra.

Veduta della cortina muraria tra i Bastioni II e III, 1846, Vienna, OeStA. Archivio di guerra, raccolta di mappe all’estero II, α. 2, Mantova n. 5

In questo punto il Paiolo circonda le mura della fortezza. L’afflusso e il deflusso sono assicurati e regolati da un ponte di chiusa, raggiungibile tramite i bastioni angolari I e III. Al termine dei due ponti-chiusa sono presenti delle opere esterne, denominate Controguardia, che hanno anche una funzione centrale per il sistema di cunicoli, attraverso i quali sono in comunicazione tra loro parti diverse della fortezza. Attorno a queste opere esterne si sviluppa un altro sistema di fossati che però non portano acqua. Qui si snoda un corridoio circolare munito di feritoie, attraverso le quali il fuoco della fanteria non ha ostacoli.

Gli angoli risultanti dal percorso a stella della trincea furono messi nuovamente in sicurezza dalla Controguardia, e nei punti esposti verso il nemico sono presenti ridotte semicircolari, attraverso le cui feritoie la guarnigione si poteva fare fuoco verso il muro antistante. Davanti alla fortezza, infine, erano state poste delle contro-mine, per allontanare gli attaccanti appena possibile, prima che potessero avvicinarsi troppo alla struttura militare.

Nel complesso, la fortezza è quindi un complesso sistema di difesa in cui la potenza di fuoco può operare partendo dagli avamposti di fanteria fino all’artiglieria nei bastioni. Di particolare importanza per i difensori era il sistema di comunicazione ben congegnato attraverso cunicoli, nei quali le truppe potevano essere spostate in sicurezza in diverse parti della fortezza.

Il forte di Pietole rappresenta la forma perfetta della tecnica di fortificazione francese, completata dall’amministrazione militare austriaca e adattata alle esigenze della nuova tecnologia dell’artiglieria. Tuttavia, alla partenza degli austriaci, questo tipo di fortezza risultava già obsoleto e non corrispondeva più allo standard vigente della tecnica di fortificazione.


Sezione della cortina II / III e sistema di cancelli, 1846, Vienna, OeStA. Archivio di guerra, raccolta di mappe all’estero II, α. 2, Mantova n. 5

5. Il futuro del forte

Nel 1983 il forte fu definitivamente abbandonato dai militari italiani. Negli anni successivi il complesso è stato progressivamente conquistato dalla natura, tanto che la vegetazione ha messo radici su gran parte degli edifici. Nel 2016 il Politecnico di Milano ha stilato un progetto in cui sono state sviluppate diverse possibili destinazioni d’uso della fortezza, comprese aree espositive, benessere, spazio abitativo e paesaggistico. (39) Nel 2018 il Comune di Borgo Virgilio, proprietario del forte, ha siglato una convenzione con diversi soci allo scopo di realizzare un progetto per la fruizione culturale del forte, denominato Il forte di Pietole tra innovazione e tradizione. Virgilio, Pascoli, campagne e condottieri. Questo progetto è sostenuto finanziariamente dalla Regione Lombardia.

Danni alla fortezza di Pietole dopo l’esplosione della polveriera, 1917, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento, album O5 (38/54)

6. Bibliografia

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Note*

(16) «[...] che la sua difesa va fatta soprattutto dall’esterno racchiudendo il Serraglio per una vasta area e fortificando e occupando l’accesso da Cerese e Pradella con buone opere che coronino l’avamposto in un quarto di cerchio, che domina il bacino del Paiolo da Pietole fino agli Angeli». Francois Philippe FOISSAC-LATOUR, précis oujournal historique et raisonné des opérations militaires et administratives qui ont eu lieu dans la place de Mantoue, Paris 1800, p. 21.

(17) «Con una sola diga sul Mincio, tra Pietole, città natale di Virgilio, e Casa Zanetti, il nemico avrebbe distrutto l’intero sistema alluvionale se avesse preso una delle due teste di diga. Furono costruite due dighe: una davanti a Pietole, sul Paiolo, formava il nuovo lago con questo nome. [...] La prima, la più importante, fu ricoperta dalla bellissima corona del Paiolo. [...] Diventò la chiave della difesa di Mantova e dovette essere assediata per tutto il tempo che ci sarebbe voluto prima del 1805 per portare sotto controllo l’intero luogo». Jean-Jacques PELET, Memoire sur la guerre de 1809, Paris 1825, 3, p. 418.

(18) La storia della fortezza è resa dettagliatamente in Francesco RONDELLI, Forte di Pietole. Una macchina da guerra, Mantova 2013.

(19) Carlo d’ARCO (a cura di), Due Cronache di Mantova, Milano 1857, p. 46.

(20) «Intendo che tutto quello che si spende per Mantova si spenda anche per Pietole. Finché questa posizione sarà in cattive condizioni, la fortificazione di Mantova non riuscirà̀». Correspondence de Napoléon Ier, 12, Paris 1862,p. 630, Nr. 10444.

(21) «Mantova è debole, principalmente su Pradella. Le opere di Pradella dovrebbero essere riportate a ottime condizioni e dovrebbe essere ristrutturata la piazzaforte su quel lato. Dopo Pradella il lato Cerese è il più debole, e il generale Chasseloup ha ingegnosamente progettato due forti, uno a Pietole, l’altro sull’altro lato della diga, per bloccare il Mincio». Lettera datata Paris 20 marzo 1802, Correspondence de Napoléon Ier, 7, Paris 1860, p.529, Nr. 6002.

‍(22) Francesco RONDELLI, L’architettura militare sul territorio virgiliano, in Carlo Togliani, Virgilio, ombra gentil, Mantova 2007, p. 232.

(23) Rondelli, Pietole, p. 42. Il primo disegno è ora all’Istituto di Cultura dell’arma del Genio a Roma (ISCAG Ft. 4759).

(24) Giovanni LODI, Mantova e le guerre memorabili nella valle del Po, Bologna 1877, p. 354.

(25) RONDELLI, Pietole, p. 45.

‍(26) RONDELLI, p. 67.

(27) Particolarmente degno di nota sono la pianificazione della fortezza di Magonza (1824), di Franzensfeste (1832), e il valico di Nauders (1834).

(28) Alphonse MANGIN, Die Polygonale Befestigung, Leipzig 1855.

‍(29) Vienna, ÖStA/KA KV 651 F.

‍(30) Eduard Stäger von WALDENBURG, Ereignisse in der Festung Mantova während der Revolutions epoche desJahres 1848, Vienna 1849, p. 51.

‍(31) Ulrike WEISS, Österreichische und italienische Festungsbauten östlich des Gardasees 1849 – 1907, Graz 2007.

(32) «La fortuna di Mantova è dovuta alla sagacia tecnica dei costruttori tedeschi della polverina, che per la sua costruzione [...] ha sprofondato in luogo di andare in aria, nel qual caso era in pericolo. Pietole in angolo morto si è salvato, ma vetri e timore andarono molto lontano». Ugo PRATI, Lo scoppio del forte di Pietole, di sabato 28 aprile 1917, miscellanee della Biblioteca Teresiana di Mantova; citato in Claudia BONORA PREVIDI, Il forte di Pietole e le difese ottocentesche della piazzaforte di Mantova, in Carlo TOGLIANI, Virgilio, ombra gentil, Mantova 2007, p.252.

(33) Carlo TOGLIANI, La bonifica dei laghi di Mantova e la sistemazione dell’asta del Mincio dal XIX secolo al 1945, in Eugenio Camerlenghi, Viviana Rebonato, Sara Tammaccaro (a cura di), Il paesaggio Mantovano nelle tracce materiali, nelle lettere e nelle arti, V, Il paesaggio Mantovano dall’Unità alle fine del XX secolo (1866 – 2000),Firenze 2014, pp. 97-163.

‍(34) RONDELLI, Pietole, p. 94.

‍(35) Daniela FERRARI, La città fortificata. Mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna, Modena2000, p. XIX. L’architetto aveva precedentemente pubblicato le sue scoperte in un’opera di riferimento sulla costruzione della fortezza: Antoine de Ville, Les fortifications, Lyon 1628.

(36) Bernard PUJO, Vauban, Paris 1991.

(37) Rudi ROLF, Festungsbauten der Monarchie: Die k.k. und k. und k. Befestigungen von Napoleon bis Petit Trianon.Eine typologische Studie, Middelburg 2011, p. 17.

(38) All’altra estremità della valle del Paiolo, la Lunetta di Belfiore era utilizzata per lo stesso compito, sebbene fosse molto più piccola.

‍(39) Luca BONCI, Laurenzo CARRINO, Valerio TOLVE (a cura di), Contaminations - #ReViEWAL 2016/ Remembering Virgil: Exhibition Wellness Accomodation Landscape. International Design Workshop LAB2.0, Mantova 2016.

  • Marzo - Ottobre:
    Domenica e Festivi infrasettimanali
    9.30 - 13  / 14.30 - 18.30

  • Novembre - Febbraio:
    Domenica e Festivi infrasettimanali
    9 - 13 / 14.30 - 17.30

  • Per giornate diverse, per gruppi superiori a 15 persone e per visite guidate scrivere a info@parcomuseovirgilio.com.
  • E' possibile acquistare i biglietti all'ingresso.
    • Intero
    • Ridotto *
    • Gratuito **

    • * Studenti dai 14 ai 18 anni, Studenti universitari,
      Over 65, Gruppi di almeno 10 persone (max 15),  Residenti Comune Borgo Virgilio dal 01-01-2025.

    • ** Bambini e ragazzi fino a 14 anni, Disabili e accompagnatori, Appartenenti alle forze dell'ordine, Residenti Comune Borgo Virgilio fino al 31-12-2024.
    • 8,00€
    • 5,00€